
Al centro di Piazza San Martino ai Monti che è poco più di uno slargo lungo Via Giovanni Lanza, si erge isolata dall’originario contesto urbano medievale la cosiddetta Torre dei Capocci. A partire dai primi del Novecento gli storici hanno assegnato a Giovanni Capocci, morto nel 1215, l’edificazione della torre basandosi su un passo della cronaca della vita di papa Innocenzo III (1198-1216). L’anonimo cronachista racconta che, tra il 1204 e il 1208, Roma è terreno di scontri e disordini che contrapponevano da una parte il pontefice e la sua famiglia, i Conti, e dall’altro Giovanni Capocci e il popolo romano; si assiste pertanto ad una militarizzazione del territorio cittadino tra i colli Quirinale, Oppio ed Esquilino. La torre doveva far parte del palazzo residenza della famiglia Capocci o quantomeno si trovava nelle sue immediate vicinanze, poiché dai documenti risulta che tale palazzo fosse occupato da Processo Capocci nel 1289, figlio di Giovanni detto Medepanis (ramo collaterale); nel 1367 vi fece testamento Francesca, vedova di Giacomo di Processo Capocci; nel 1377 vi fece testamento Giovanni di Processo Capocci; nel 1379 vi risiedevano Giovanna Orsini, vedova del suddetto Giovanni di Processo, con i figli Processo, Loisio e Lella. Il 10 novembre 1500 Leonardo Capocci e Giovanni de Brancha donano un lotto edificabile con ruderi (casalenum) a Vannozza Cattanei, il quale si trovava inglobato nella vigna con una domus da lei precedentemente acquistata nel 1493; dai documenti si evince che l’intera proprietà si trovava tra le chiese di San Martino ai Monti e Santa Lucia in Selci, davanti e dietro sono le viae publicae, rispettivamente le odierne Via in Selci, l’antico Vicus Suburbanus che dal Foro saliva fino alla Porta Esquilina, e Via delle Sette Sale. Si presuppone quindi che si tratti proprio dell’area occupata dalla torre. Nel 1509, inoltre, vengono rilasciate a Vannozza delle licenze per costruire “davanti alla sua casa vicina alla chiesa di San Martino”. La torre doveva già aver perso quasi del tutto i suoi caratteri preminentemente difensivi da almeno tre secoli, poiché dall’osservazione della cortina muraria esterna si nota la tamponatura di feritoie e aperture “a capanna” che hanno lasciato il posto alle finestre quadrangolari con cornici di marmo realizzate, su ogni piano, in maniera regolare, suggerendo, pertanto, un’utilizzazione dell’edificio come ricovero o persino come residenza. È certo che la proprietà acquistata da Vannozza, comprensiva di vigna, case e torre, già nel XVI secolo, era pertinenza del monastero di Santa Lucia in Selci come dimostrano un disegno di Antoine van den Wyngaerde del 1550 circa, le piante di Du Pérac del 1577, del Tempesta del 1593, di Greuter del 1618 in cui la torre appare coronata da quattro merli angolari, ed infine di Falda del 1676.
